Il residuo fisso presente nell’acqua: cos’è e come contribuisce alla classificazione delle diverse tipologie
L’attenzione rivolta alla qualità dell’acqua è sempre più elevata. Seppur gli italiani, come dimostrato dai dati sul consumo, siano ancora piuttosto diffidenti nei confronti dell’acqua potabile, si può dire che quella che scorre nei nostri rubinetti sia di ottima qualità. A certificarlo sono diversi studi, che però devono ovviamente tenere conto dei passaggi finali del percorso dell’acqua, ossia quelli delle tubature.
Quest’ultimo tratto che essa compie prima di giungere ai cittadini, infatti, può comprometterne la purezza, a causa di impianti non a norma e detriti di vario genere. In generale, l’acqua consumata dall’organismo dovrebbe essere salubre e pulita da microrganismi, batteri o altre sostanze pericolose per la salute. La differenza sostanziale tra acqua potabile e acqua minerale consiste nella loro origine.
La prima proviene da falde, fiumi o laghi e viene sottoposta a processi di disinfezione e antibatterici. La seconda, invece, viene prelevata da sorgenti e falde sotterranee del tutto protette e incontaminate e viene imbottigliata così come sgorga dalla fonte. Capita sempre più spesso di sentir parlare di residuo fisso. Questo è il principio fondamentale con cui vengono classificate le acque minerali o potabili.
Con residuo fisso si intende l’insieme dei solidi disciolti nell’acqua dolce, in particolare dei sali che vengono misurati e pesati dopo un processo di evaporazione ed essiccamento di 1 litro d’acqua a 180°, filtrata in precedenza. In ambito nutrizionale e dietetico, i residui fissi sono utilizzati per classificare le acque minerali e potabili in generale.
Il residuo fisso viene misurato in mg/L e comprende, tra i solidi, sostanze chimiche come quelle di tipo anione, catione, molecola singola, agglomerati. In base alla quantità contenuta, le acque potabili sono così categorizzate in: acque meteoriche o minimamente mineralizzate, acque oligominerali, acque mediominerali, acque minerali, acque salate.
Il residuo fisso è molto importante per la sua incidenza sulla salute, tutt’ora oggetto di studi e ricerche. Le ipotesi più insistenti associano la possibilità dell’insorgere di calcoli renali con il consumo di acque dure, ma in realtà si attendono ancora conferme scientifiche sulla veridicità di queste supposizioni.
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